TARASSACO
- Taraxacum officinalis - Fam Compositae
Descrizione: il tarassaco è un'erba di facilissima reperibilità, comunissima e conosciutissima infestante dei prati cresce un po' dappertutto: nei luoghi aridi e umidi espandendosi dal mare fino alla regione montana. Noto anche con i nomignoli di dente di leone, soffione, ingrassaporci, pissacàn, cicoria selvaggia, boffarello (giusto per citare i più comuni), il tarassaco fiorisce in primavera con vistosissimi fiori gialli che si trasformano alfine in bianchi globi di acheni che si disperdono al primo soffio di vento. Le foglie formano una folta rosetta basale e si presentano profondamente dentate o lobate. I fusti floreali sono lunghi e vuoti e contengono un lattice bianco. Utilizzazione: in campo terapeutico si utilizzano soprattutto le radici, meno le foglie e i fiori. Queste si raccolgono in autunno e mondate dalle radichette secondarie e dalla terra si tagliano a fette e vengono fatte essiccare al sole. La conservazione avviene in vasi di vetro. A scopo alimentare si raccolgono in primavera, allorché le foglie sono tenere e poco costolute, le foglie. Si possono utilizzare anche i fiori.
Proprietà terapeutiche: molte sono le proprietà del tarassaco tra le quali ricordiamo quelle depurative che ne fanno un ottimo rimedio contro i disturbi del fegato in genere, comprese le manifestazioni cirrotiche. Il sapore amarognolo lo rende un ottimo tonico, nonché un efficace stomachico capace di stimolare il deflusso della bile. Ancora è un eccellente diuretico e un buon lassativo e il suo uso è consigliato ai diabetici ai quali si consiglia di masticarne in primavera i gambi crudi. Come depurativo del fegato si utilizza il decotto di un cucchiaio di radice essiccata fatta bollire in 3 lt d'acqua per una decina di minuti Uso 3 tazzine al giorno dopo i pasti. Come disintossicante dell'organismo consigliamo di consumare le foglie come verdura in primavera per una decina di giorni.
Impiego alimentare: oltre alle proprietà terapeutiche e agli alti contenuti di vitamina C che fanno del tarassaco una pianta curativa, esso è ricercatissimo da massaie e intenditori perchè realmente è una delle migliori verdure primaverili che possono frequentare le nostre mense: spesso, infatti, viene coltivato appositamente. Noi preferiamo servirci del tarassaco spontaneo che si raccoglie nei prati e lungo i bordi delle strade in primavera asportandone la rosetta fogliare con l'aiuto di un coltello. Dopo averlo mondato di terra e radici, il tarassaco viene consumato generalmente come verdura cotta. Il suo gusto amarognolo dispone l'organismo alla digestione, quindi fa della pianta un contorno ideale per tutte le pietanze. Non gettate l'acqua di cottura, ma mettetela in una bottiglia e consumatene tre tazze al giorno lontano dai pasti come depurativo del sangue. Le foglie del tarassaco possono essere utilizzate crude, condite con olio, aceto e sale a mò di insalata fresca. Anche in questo caso i risultati sono ottimi. In alcune zone della Jugoslavia dai fiori di tarassaco si ottiene un vino che nulla ha da invidiare a molti vini rinvenibili in commercio e il suo sapore trae in inganno lo stesso intenditore.
Miele o marmellata di tarassaco:
1) ricetta:
400 fiori di tarassaco, 2 litri d'acqua, 10-12 chiodi di garofano, 2 limoni tagliati a pezzi,1 kg di zucchero. Raccolti i fiori di tarassaco col bel tempo, si lasciano asciugare distesi in un luogo ombroso per 48 ore senza che si tocchino o si sovrappongano, quindi si fanno bollire nell'acqua con i chiodi di garofano e i limoni spezzettati per 20 minuti. Trascorso questo periodo si filtra spremendo bene le droghe e si rimette a bollire il filtrato aggiungendo lo zucchero. Bollendo per meno di 20 minuti otterremo uno sciroppo, aumentando il periodo di ebollizione si ricaverà una marmellata sempre più densa tanto più sarà il periodo di bollitura.
2) ricetta:
300 g. di fiori di tarassaco (solo i petali) 2,5 litri di acqua, 2 limoni, 2kg di zucchero
Raccogliere circa 300 g di fiori di tarassaco, farli cuocere per circa mezzora a fuoco lento in una pentola con i 2,5 litri di acqua e due limoni tagliati a pezzetti.
Lasciare raffreddare e filtrare e spremere il fondo con un spremi patate per recuperare tutto il succo. Rimettere nella pentola il filtrato e aggiungere i 2 kg. di zucchero, far bollire (sempre a fuoco lento) fino a consistenza desiderata.
Ricetta tramandata dalla nonna Teresa Rossi a Ongaro Claudia
Come vedete anche con questo ingrediente le ricette si differenziano tra di loro, probabilmente nel passa parola alcuni particolari vanno persi ed altri vengono aggiunti. Nelle mie ricerche ho trovato vari modi di preparare questa sorta di miele.
E queste sono le mie conclusioni (3 ricetta):
Con queste ricette si ricava il miele di tarassaco, perché sia per la sua origine, i fiori, sia per la sua viscosità e consistenza non ha niente da invidiare al un normale miele di fiori. Nella tradizione, si usava: in una bella giornata di sole andare a raccogliere 365 fiori di tarassaco , trecentosessantacinque, proprio come i giorni dell’anno!. Mentre li raccogliete vi verrà in mente per forza la pazienza dell’ape che passa di fiore in fiore per raccogliere il nettare che diventerà miele. Mentre siete nel campo i fiori vanno raccolti con le mani e senza il gambo, posateli con cura nel vostro cesto. Portati a casa, distendeteli senza sovrapporli su un lenzuolo e lasciateli asciugare per due giorni e mi raccomando non al sole ma all’ombra, perchè devono solo asciugare e non seccare.
(lasciando asciugare il trassaco (taraxacum officinale) per circa due giorni in un ambiente asciutto e non esposto al sole, sarà più facile separare la corolla ligulata dal ricettacolo. Inoltre in questo modo vi assicurerete di aspostare tutto il nettare contenuto nei fiori.)
Passato questo tempo li passate ad uno ad uno e togliete la parte verde (ricettacolo) del fiore, operazione che sarà facilitata dal fatto che li avete fatti asciugare.
Dopo questa operazione rimarrà circa 200g di petali gialli. Metteteli in una pentola e aggiungete 2 litri di acqua, il succo di due limoni e solo la parte gialla della buccia (consiglio di togliere prima solo la parte gialla della scorza e poi spremerne il succo). Fate bollire a fuoco lento per circa 20 minuti, passato questo tempo lasciate l’infuso a riposare e raffreddare. Filtrate il tutto con un passino e alla fine prendete la poltiglia di petali che rimane sul fondo della pentola con le mani e strizzatela bene, in modo da recuperare il più possibile il succo dei fiori. Rimettete il filtrato nella pentola, aggiungete 1 kg di zucchero e fate bollire a fuoco lento mescolando di tanto in tanto (ogni 5 minuti), finché diverrà denso come il miele. Come punto di riferimento vi posso dare due consigli:
- La consistenza è giusta quando vi rimarrà nella pentola: circa 750-800 ml si succo.
- Oppure, è della consistenza giusta quando a un certo punto, vi accorgerete che pur mescolando il vostro miele non farà più quella schiuma che tendeva a fuoriuscire dalla pentola (motivo per cui sceglietene una che contenga almeno il doppio del filtrato).
Pane, miele e latte … buona colazione.