Non tagliate gli alberi anche se sono morti

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Un vivacissimo andirivieni, un grande movimento: la coppia di picchi verdi per alcuni giorni si è fatta vedere, e soprattutto sentire con canti acuti e forti. I picchi rossi, in tandem, che fino a pochi giorni prima si spostavano velocemente, hanno lasciato il campo; si sono spostati di valle o forse si sono messi silenziosi a covare. Il vecchio castagno, fortemente abbarbicato sul retro della casa e dall’aspetto rovinato, è la casa-nido della coppia di picchi verdi: se gli si passa vicino si può sentire anche là un grande rumore di vivace e apparentemente affettuosa convivenza.

Il vecchio castagno è quasi un monumento, simbolo antico e ancora vivente di sapiente e precisa convivenza tra profitto e bellezza. Forte di una povera e austera vita è come fosse imbalsamato: sovrasta, immenso, il posto di lavoro del giardino, dove piantine minuscole e alberetti in vaso sono in attesa di collocazione (e dove i terricci e i compost stanno a maturare).

Sembrano pure imbalsamati e morti due vecchi castagni della piccola valle e la mia appassionata ( ma ignorantissima!) speranza di pulizia e rinnovamento ne decretò anni fa la fine, stupida e inutile: i due grandi alberi abbattuti non servirono a niente. Con loro scomparirono purtroppo alcuni nidi.

Non toccherò e non taglierò mai più , anche se morti , i miei Matusalemmi. Ne “pulirò” soltanto le fruste, i giovani e piccoli rami che dal piede possano crescere di anno in anno. Perché, se lasciati, possono prendere con il tempo il sopravvento sulla pianta stessa. E se morti, perché non coprirli e avvolgerli di rustiche e lucide edere? L’edera è vita e alimento per i nostri amati “inquilini” …

Non tagliamo i vecchi alberi anche si ci sembrano inutili! Un castagno o una quercia “morti”, se molto vecchi, possono resistere per più di cent’anni al loro posto: se amati, rispetati e usati dai picchi, dalle Upupe e da altri più piccoli uccelli, giustificano in modo apprezzabile e generoso la loro romantica presenza. Quanto è lontano il mondo dell’ “amuchina” dal mio giardino ideale! Gli inquilini, i meravigliosi amici e assistenti del lavoro giardiniero, si trovano male tra le superfici asettiche e virtuali …

(tratto dal libro:” La Pazienza del Giardiniere” di Paolo Pejrone)

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