SAPONE MOLLE CON LISCIVIA COLATA DA CENERI
SAPONE MOLLE E DURO CON LISCIVIA COLATA DA CENERI
Introduzione all’argomento:
- Fare il sapone usando dei sali potassici ricavati dalla cenere è un’arte molto antica e degna dei più assidui ecologisti, quindi inizierò con alcuni cenni storici.
- Di seguito vi porto un esempio molto antico per ricavare la lisciva dalla cenere. Oggi naturalmente possiamo replicare questa operazione con attrezzi a noi più comuni.
- Quindi vi spiegherò come ricavare la Lisciva della forza giusta o meglio (per semplificare e rendere più precise le ricette) come avere una Lisciva satura.
- Poi troverete tre ricette da noi collaudate per fare un sapone molle o cremoso o duro, seguite da dei commenti che servono per darvi ulteriori spiegazioni ai vostri dubbi.
- In fine se avete bisogno di ulteriori chiarimenti non esitate a scrivermi all’indirizzo presente in questo sito.
Ed ora usate la fantasia e divertitevi …
Una volta si faceva così:
Questo metodo fu usato dai coloni del nord America. Essi producevano del sapone molle utilizzando grasso e potassa (lisciva che ottenevano colando dell’acqua dalle ceneri).
Qui sopra, perfettamente conservato, un esempio "Lye Leaching Stone" un supporto in pietra per colare la lisciva dalle ceneri. Qui altri cenni storici
Per costruire un piccolo soppalco procuratevi dei sassi o dei mattoni dove verrà appoggiata una piastra munita di un incavo scavato tutto attorno che fungerà da scolo. Oggi potete usare ad es. un vecchio vassoio, praticandovi un foro in corrispondenza di un angolo (vedi seconda figura sotto). Un secchio da 20L, oppure si può utilizzare anche un tronco incavato che abbia una forma cilindrica. Un vaso da 2L circa per la raccolta della lisciva, che può essere di ferro o acciaio, creta o un contenitore smaltato. Si consiglia di non usare un contenitore di alluminio perché la lisciva tende a corroderlo.
Materiale da utilizzare solo una volta:
Dei piccoli ramoscelli, paglia oppure un vecchio straccio (ma che non scolorisca).
19 Litri di ceneri di legno ( le ceneri possono derivare da tutti i tipi di legni, ma la cenere da legni duri produce una lisciva migliore). Non usare assolutamente ceneri provenienti da materiali come carta, stoffa o rifiuti vari. 6-9 Litri di acqua povera di Sali minerali. Ottima a questo scopo è l’acqua piovana o l’acqua ottenuta per evaporazione. L'acqua di rubinetto o di pozzo è un'acqua dura e l'acqua dura contiene sali minerali che impediscono l'azione detergente del sapone.
Come procedere:
Accatastare le pietre per creare un supporto sicuro per la pietra di scolo, tenendo conto dell’altezza del contenitore che intendete usare per raccogliere la lisciva. Appoggiare la pietra di scolo che deve risultare livellata e con l’uscita dello scolo leggermente più in basso.
(Due esempi di colatoi dell'ottocento)
Praticare dei fori sul fondo del secchio da 20 Litri e posizionarlo al centro del piano di scolo. Appoggiate i piccoli ramoscelli sul fondo del secchio formando due strati incrociati,in modo da formare un reticolo. Aggiungete della paglia che farà da filtro. Riempite il resto del secchio con la cenere (la cenere deve essere asciutta e mai stata bagnata prima di questo uso). Posizionate il vaso per la raccolta della lisciva sotto l’uscita dello scolo.
Iniziate a versare molto lentamente i 6-9 Litri di acqua calda prestando attenzione a non farla traboccare dal secchio.
(Non necessariamente l'acqua deve essere calda, ma con essa si facilita il rilascio dei sali potassici dalla cenere.)
Dopo che si è assorbita la prima parte di acqua versata, praticare una depressione al centro delle ceneri inumidite e continuare a versare lentamente nella depressione l’acqua rimasta. Non abbiate fretta perché prima di notare che la lisciva cominci ad uscire dal fondo del secchio e passando per lo scolo fluisca nel vaso di raccolta, passa circa un’ora, durante la quale, avrete già versato circa due-terzi dell’acqua.
Con le proporzioni sopra descritte dovreste ricavare circa 1,2 litri di lisciva. La quantità può variare dal tipo di ceneri usate e da quanta acqua sono in grado di trattenere. Per verificare se la lisciva è della forza corretta, immergetevi un uovo fresco o una patata che ne dovranno rimanere a galla. Importante è che usiate un uovo fresco. Un uovo è fresco quando immergendolo nell'acqua va a fondo (se gallegia è vecchio). Oppure inzuppando una penna di pollo nella soluzione ne rimarrà rivestita. Se volete essere più precisi nella misurazione, usate il Lisciviometro ( vedi QUI ).
Se la soluzione è debole, riversatela attraverso il contenitore o attraverso nuove ceneri o concentratela facendola bollire. Una vecchia ricetta dice che: 19 Litri di ceneri, vanno bene per 1,1 Kg di grassi, questa proporzione varia anche di molto da ricetta a ricetta.
Qui sotto dei sali da Lisciva, se fate evaporare totalmente l'acqua della lisciva questo è il risultato:
Sali Potassici
1° metodo per fare un sapone molle con la lisciva
Attrezzatura e materiali:
Una pentola che contenga almeno il doppio della quantità di ingredienti che andrete ad usare (possibilmente non di alluminio). Un cucchiaio di legno o un bastone pulito. Dei vasi per misurare, che possono essere di ferro, legno, acciaio, vetro e un vaso di terra cotta per conservare il sapone. Grasso chiarificato o oli vegetali (per un ottimo sapone molle consiglio di usare dell'olio di oliva).
NB: La lisciva ricavata da ceneri deve essere abbastanza densa (satura) da tenere a galla un uovo o una patata (non tenere la patata o l'uovo immerso mentre la addensate).
Istruzioni:
Mettete 200 ml di oli vegetali nella pentola (che avete destinato per la saponificazione) e aggiungetevi 200 ml di lisciva satura (olio e lisciva vanno uniti a freddo).
Portate a ebollizione la miscela a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto in maniera uniforme e sempre nella stessa direzione. Continuate a far bollire a fuoco lento finché la miscela diviene dapprima spumeggiante, poi densa e gommosa.
La miscela è sufficientemente gelatinosa quando noterete che il vostro mestolo o bastone lascia una scia dietro si se. A questo punto, togliete la pentola dal fuoco e lasciatela raffreddare un po e poi versatela nel vostro contenitore. La pratica vi aiuterà a capire quale è la densità giusta per avere un sapone molle.
Riepilogo fotografato della ricetta:
Si presenta cosi appena avete finito di mescolare la lisciva con l'olio
Qualche tempo dopo la miscela comincia a diventare spumeggiante, continuate a mescolare finché le bollicine scompaiono
A questo punto spegnete il fuoco e lasciate riposare, dopo di che ...
Versate il sapone direttamente nel contenitore, che può essere una ciotola di terracotta o di vetro o porcellana e lasciatelo riposare per almeno un mese prima di usarlo.
Più a lungo lo lasciate stagionare e più migliora le sue qualità. Il colore di questo sapone va dal color paglia al marrone scuro, varia in base a quanto lo avete fatto bollire e dal tipo di grassi o oli che avete usato.
Al tatto appare leggermente oleoso ma, è perfatto per chi ha problemi di mani secche o con screpolature. La ciotola è comoda perchè anche dopo tre - quatto mesi, rimane una pasta gelatinosa che potrete prelevare direttamente dal contenitore con un dito (e così risulta anche più igienico).
2° metodo per fare un sapone duro con la lisciva
( questo metodo funziona anche se la Lisciva non è satura )
(ricetta di Davide)
Versa 2 parti di grassi (io uso od olio di oliva oppure strutto) e 1 di lisciva (io li unisco a freddo) in una pentola, fai scaldare a fuoco bassissimo, appena il composto diventa cremoso mescola col cucchiaio di acciaio e appoggialo su una superficie fredda, guarda se lascia sulla superficie qualcosa tipo maionese oppure olio.
Se lascia olio, e lo fa sempre, devi aggiungere altra lisciva.
A questo punto aggiungi poco alla volta la lisciva calda, attenzione, ogni volta che la versi fa schiuma, aspetta che la schiuma scenda prima di versarne ancora (può essere che si arrivi ad un rapporto finale di lisciva grassi anche di 5 a 1 in favore della lisciva).
versane finche non si vede che versandola non schiuma più!
(Si fa così perché per vari motivi è difficile avere una lisciva sempre della stessa forza).
Ora bisogna mescolare poco e lasciar cuocere (o meglio mantenere riscaldato) lentamente finché non diventa una crema della consistenza della polenta. Qui si possono aggiungere oli essenziali o altro, io lo faccio se la base grassa è strutto, se è oliva la lascio naturale.
Adesso, con un cucchiaio si prende il sapone e lo si versa negli stampi, possibilmente di legno, dopo 48-72 ore si può estrarre dagli stampi ma se aspetti di più non cambia nulla anzi!!! il sapone è pronto dopo minimo 4 mesi di stagionatura.
ps: per vedere se c'è eccesso di lisciva, si può lasciare raffreddare il composto, se compare un filo di olio non saponificato intorno alle pareti della pentola vuol dire che il composto è perfetto.
3° metodo per fare un sapone duro con la lisciva colata da ceneri
( ideale per chi ha una stufa a legna )
ricetta di Davide e Adriano:
Attrezzatura e Ingredienti
- una stufa accesa
- una pentola da 2 litri (non in alluminio)
- un pentolino da almeno mezzo litro (non in alluminio)
- un mestolo (in acciaio o legno).
- 600g di Lisciva Satura
- 200g di olio d’Oliva (composto da oli d’oliva raffinati e da oli d’oliva vergini).
Nel pentolino mettete i 600g di Lisciva satura e portatela ad ebollizione.
Nel frattempo mettete i 200g di Olio d’Oliva nella pentola che avete destinato per la saponificazione.
Quando la Lisciva satura comincia a bollire, mettete la pentola con l’olio sulla stufa e versateci la Lisciva. Mescolate con il mestolo un pochino, giusto per assicurarvi che le due parti si siano ben amalgamate tra di loro (già qui noterete che l’olio diventa biancastro). Tenendo la pentola sulla parte più calda della stufa, aspettate che la miscela abbia raggiunto quasi l’ebollizione, ma non fatela bollire. Mantenetela in questa posizione finchè la miscela ( il vostro sapone) ha raggiunto una certa cremosità. Per facilitare questa operazione ogni tanto mescolatela, è sufficiente farlo ogni qualvolta l’olio tende a separarsi dalla Lisciva.
Raggiunta la cremosità, spostate la pentola nella parte meno calda (da qui è sufficiente mantenere in temperatura il vostro sapone, come se fosse in bagnomaria).
Noi ogni tanto (circa ogni mezzora) diamo una leggera mescolata, anche per verificare l’andamento del la saponificazione.
Quando il sapone è diventato denso e omogeneo, come se fosse polenta, togliete la pentola dal fuoco e lasciate raffreddare un po’ prima di metterlo nello stampo. Questo è il risultato dopo quasi 6 ore: Mettetelo a stagionare per almeno un mese prima di utilizzarlo. Questo sapone anche dopo un mese fatica a diventare più duro di quando lo avete appena fatto, ma col passare dei mesi diventa sempre più duro.
Lascio qui di seguito commenti che mi hanno inviato e ricerche che ho trovato sul web, che vi sugggerisco vivamente di leggere prima di iniziare a provare la ricetta per farsi il sapone di lisciva.
Questi commenti o/e ricerche vi aiuteranno ulteriormente a capire quali caratteristiche debba avere la lisciva adatta a fare il sapone, e come si può fare per capire se il sapone avrà la durezza che desiderate:
1) Commenti di Davide ( Facebook Davide M. )
… ciao, si li unisco a freddo poi, aggiungo in cottura la lisciva. Ho deciso di fare così perche è difficile, per vari motivi avere una lisciva sempre della stessa forza. poi cuocio finche la crema ottenuta al nastro non si rapprende e forma una pappa tipo ricotta che galleggia sul liquido formato da olio residuo e lisciva, con la schiumarola raccolgo i grumi e li metto nello stampo, in questo modo si ha un sapone duro (dopo qualche mese) e puro che non unge.
… dopo la fase nastro io prolungo la cottura, a fuoco bassissimo, dopo un pò di tempo la massa cremosa si divide in due parti: una oleosa inferiore ed una superiore costituita dal sapone che ha la forma di grumi di ricotta translucidi (ecco i famosi grumi) o meglio sembrano tanti fiocchi iocca (fiocchi di latte hai presente?) :-)
... un ultima cosa: diciamo che se al sapone che hai presentato nel tuo sito, al punto in cui lo consideri finito, versi un pò alla volta e a caldo dell’altra lisciva vedrai che pian piano, cuocendo, si solidificherà fino a staccarsi dalle pareti della pentola, a questo punto, senza aspettare di ottenere i grumi, puoi lasciarlo raffreddare e versarlo nello stampo...a te rimane gelatinoso perchè i grassi non sono saponificati al 100%.
...Per avere la lisciva io faccio così:
in un contenitore metti la cenere e poi versa sopra acqua bollente aspetta che si inzuppi e poi versa ancora un pò d'acqua fino a coprirne con un dito la cenere. A questo punto la cenere inizia, per reazione chimica, a bollire. Quando è fredda filtrala con uno straccio e spremi anche quella che è inzuppata nella cenere (con i guanti perché pizzica parecchio).
2) Commneto di Maria ( http://www.blogeko.it/ ) del 03/11/09 alle 13:16 via WEB
... In tema di ecologia domestica, ho sperimentato una nuova ricetta per il sapone preparato in casa con la lisciva, il detersivo ecologico fai-da-te ottenuto dalla cenere di legno. A differenza dell’altra, questa ricetta non richiede l’impiego di amido per “consolidare” il sapone. Ho usato solo lisciva ben ben concentrata (ora vi dirò come) e olio, in parti uguali, e ho ottenuto una bella mattonella di sapone: non più una consistenza burrosa come nel precedente esperimento. L’olio può essere anche fritto e di recupero, purchè filtrato: garantisco personalmente che non trasmette odori al sapone. La mia seconda saponetta fai-da-te deriva da un commento di Adriano al post sulla lisciva. Se il sapone di lisciva (a differenza di quello preparato con la soda caustica) non sempre riesce bene, diceva in sostanza, è perchè è difficilissimo valutare il grado di concentrazione della lisciva. La si prepara con l’acqua, ed entrano in gioco mille variabili di diluizione.
Ho provato ad aggirare il problema preparando una soluzione satura di lisciva. L’ho concentrata facendola bollire finchè sul fondo non si è formato un deposito di sali. In una certa quantità di liquido può sciogliersi soltanto una ben precisa quantità di sali: il resto rimane appunto allo stato solido, e la concentrazione dei sali nel liquido non varia più. Finalmente un punto fermo, dunque.
Tanto per dare un’idea: per arrivare a mezzo litro di lisciva satura ho lasciato consumare sul fuoco quasi 13 litri di lisciva per fare il bucato. Ovviamente molto ben filtrata, per evitare di trovare in fondo alla pentola – anzichè i sali – un deposito di particelle di cenere. Finchè la lisciva è calda, il deposito di sali sul fondo non si vede. Si forma però durante il raffreddamento. Osservando l’ebollizione, però, si nota quando è arrivata al punto giusto: invece di bolle che si rincorrono, si formano dei piccoli zampilli di liquido. Un po’ come all’inizio della cottura della polenta, quando è ancora molto molle.
sapone
E a questo punto ho preparato il sapone. Ingredienti: 200 millilitri di olio 200 millilitri di soluzione satura di lisciva Ho versato tutto in una pentola molto capace (attenzione a non far scendere anche il deposito di sali rimasto sul fondo della lisciva) e, mescolando, ho messo sul fuoco basso. Il composto è aumentato di volume diventando praticamente una gran schiuma, poi la schiuma è sparita e al suo posto è comparsa una miscela cremosa. Ecco fatto. E’ il momento di spegnere il fuoco e versare il sapone in uno stampo foderato di carta da forno. Lasciare raffreddare e stagionare: il sapone dà il meglio di sè dopo un paio di mesi, si dice. Io, impaziente, l’ho provato subito. L’unica differenza rispetto ai saponi industriali è che non fa schiuma. Per il resto, lava bene ed è gentile sulla pelle.
liscivometro
Non esiste però solo il mio metodo per valutare il grado di diluizione della lisciva. Adriano – dal cui commento come dicevo è partito il mio secondo esperimento – ha inventato un liscivometro. Sul suo sito ci sono le istruzioni per costruirlo. Più è concentrata la lisciva – cioè: più sono abbondanti i sali minerali sciolti in acqua – più il liscivometro sta a galla. La sua forma gli impedisce di roteare in modo casuale, come invece accadrebbe usando un uovo di legno tipo quelli per rammendare le calze, e rende possibili misurazioni precise. Sul sito di Adriano, Flag of the Planet Earth, il liscivometro e una ricetta per preparare in casa il sapone con la lisciva. Che è un po’ diversa da quella che ho seguito io.
3) Ricerca tratta dal sito: BIO GUIDA (http://www.bioguida.com/la-via-delle-origini/la-preparazione-spagirica-seconda-parte.html)
Saponi molli e duri
Come ci riferisce uno dei maestri della spagiria, Angelo Angelini, non troviamo riferimenti espliciti sull’esistenza dei saponi presso gli egizi. In realtà dal papiro di Ebers si parla del trattamento di olio con carbonati sodici (natron) a caldo. Tali sali con gli alluminati erano presenti in laghi salati situati nei deserti egizi. In realtà gli egizi utilizzavano anche i sali provenienti dalla calcinazione delle piante, che, notoriamente sono prevalentemente formati da carbonato di potassio e elementi in tracce, definiti oligoelementi.
L’utilizzo dell’una e dell’altra pianta portano a definire in maniera mirata le proprietà terapeutiche dei saponi stessi. Inoltre in questi venivano aggiunti sostanze come: miele, estratti d’erbe acque distillate che potenziavano ulteriormente le loro peculiarità terapeutiche. L’uso era prevalentemente a livello cutaneo, anche se vi sono riferimenti ad un uso orale. L’utilizzo dei saponi veniva ad appoggiare i medicamenti somministrati per bocca. I saponi venivano o applicati lungo i meridiani che si decideva di utilizzare e/o in corrispondenza dell’organo malato.
Come grassi venivano usati, oltre a quelli vegetali, anche grassi di origine animale quale quello del toro, del verro suddetto. La distinzione tra saponi molli e duri è ampiamente descritta anche da Plinio. Le liscivie possono essere carbonatiche o caustiche. Queste ultime si ottengono trattando i carbonati di sodio o potassio con calce in soluzione liquida secondo ben determinate proporzioni. Il carbonato di potassio si può ottenere sia dalla calcinazione vegetale sia dal sudiciume della lana dei montoni e, come già detto, dalle acque ipersaline dei laghi salati. Con questo sistema si possono avere sali provenienti dai tre regni: vegetale, animale e minerale. Quest’ ulteriore connotazione si viene a specializzare la peculiarità archetipale del preparato.
Nella preparazione dei saponi molli che avviene con l’uso della potassa o liscivia, senza entrare nella particolare operatività che è ampiamente descritta da Angelini, la massa ottenuta chimicamente non separata è da considerarsi come una classica miscela da impasto.
Viceversa i saponi duri sono preparati a partire dalla soda. Le differenze sono che il sapone potassico è molto più solubile di quello sodico: le proprietà del primo risultano molto più “dolci” di quello a base di soda.
La preparazione dei saponi prevede tre fasi: la prima è quella della miscelazione degli alcali con le sostanze grasse;
la seconda è la chiarificazione o la saturazione completa delle materie grasse a mezzo degli alcali in presenza di eccesso d’acqua;
infine, nella terza fase, l’eliminazione dell’acqua in eccesso attraverso la cottura, che, tra l’altro, permette di ottenere la giusta consistenza del sapone stesso.
4) Commenti personali:
Il colore della lisciva va da molto chiaro ad un ambrato scuro. Questo è dovuto dal tipo di vegetale bruciato e dalla calcinazione della cenere.
Il colore del vostro sapone dipende dal colore della lisciva e da quanto avete prolungato la cottura dopo la saponificazione o meglio dopo la fase detta nastroe dal tipo di olio o grassi.
La durezza del vostro sapone dipende da quanto olio si è saponificato, dal metodo usato e dal tipo di oli.
Io bello di farsi il sapone con lisciva ricavata da ceneri e proprio per le sue innumerevoli varianti!
Lisciviometro (presente qui nel sito)
Approfondimenti su:
Tensioattivi in Cosmesi: saponi, detergenti, solubilizzanti, aspetti chimici e tecnici